di Silvia Valadè e Francesca Locati
L’obiettivo di questo Vademecum sarà approfondire come gli effetti e le conseguenze della pandemia da Covid-19 si presentano e declinano nelle diverse fasce d’età, sia sul versante normale che su quello patologico. Attenzione particolare sarà prestata ad infanzia, adolescenza e genitorialità, fornendo un vademecum essenziale per affrontare il contesto attuale e ristabilire – per quanto possibile – una forma di benessere e quotidianità.
In questi mesi di pandemia ci siamo confrontati quotidianamente con articoli pieni di domande e risposte, idee, ipotesi, proiezioni. La seconda ondata pandemica ci ha trovati a far fronte ad ulteriori fatiche senza energie a cui dare fondo.
La cronicizzazione dello stato emergenziale ha portato con sé un dilemma anche epistemologico: l’emergenza ha la caratteristica di essere uno stato che passa, ma quello con cui ci stiamo confrontando è un fenomeno che ha assunto una qualità permanente e pervasiva che ci impedisce di programmare e progettare in assenza di comunicazioni e previsioni chiare e puntuali sulla pandemia e sulla sua evoluzione.
Attualmente a livello psicologico siamo spettatori di un costante aggravamento dei sintomi: i livelli di stress sono aumentati in modo omogeneo in tutta la popolazione, toccando tutte le fasce di età. Maggiormente colpita sembra essere la parte di popolazione che va dai 20 ai 40 anni, in particolare le donne tra i 30 e i 40 anni (Pierce et al., 2020).
Come stanno i bambini?
Recenti studi hanno evidenziato sintomi depressivi e di ansia, stati di noia e oppressione, oltre a disturbi del sonno intesi come difficoltà di addormentamento e una maggior frequenza di risvegli e incubi notturni. Si sono evidenziati, inoltre, maggiori atteggiamenti aggressivi e antisociali, e problematiche legate all’alimentazione (iper-alimentazione e ipo-alimentazione).
Le evidenze suggeriscono come il livello di gravità dei comportamenti disfunzionali nei bambini risulti statisticamente associato al grado di malessere dei loro genitori.
Come comportarsi con loro in questo periodo?
I bambini guardano ai genitori in cerca di spiegazioni, chiarificazioni, ma anche limiti e contenimento. Diviene fondamentale la possibilità di costruire nuove routine e di non isolarsi, fungendo per loro da struttura portante (scaffolding).
La condivisione attentiva e anche emotiva favorisce il processo di sintonizzazione, con il risultato di una maggior comprensione reciproca che aumenta la percezione di non essere soli e sperduti nel maneggiare emozioni non sempre semplici, come la paura e l’angoscia.
Rimanendo nell’ambito della gestione delle emozioni, trattandosi come ogni momento di crisi di un periodo fortemente emotigeno, accogliere il piano emotivo, raccontarlo e spiegarlo produrrà un effetto di contenimento e rispecchiamento.
Infine, risulta necessario che i caregiver assumano un atteggiamento e un comportamento onesto e trasparente, sia rispetto alle proprie difficoltà sia rispetto a quello che non si è in grado di spiegare ai più piccoli. E soffermarsi sulla necessità che le comunicazioni consapevoli o inconsapevoli degli adulti si attengano a principi di onestà e trasparenza (trustworthiness), di modo che i bambini possano sentirsi sicuri e certi nell’ascolto con i genitori, che passa in questo caso anche dal rispetto delle procedure di sicurezza e sanitarie.
Come stanno gli adolescenti?
La salute psicologica costituisce parte integrante del benessere generale. Con la chiusura delle scuole, delle discoteche e dei centri di aggregazione, le limitazioni alla mobilità e agli scambi interpersonali, da qualche tempo la routine di molti adolescenti (e non) ha subito cambiamenti considerevoli e potenzialmente destabilizzanti che possono generare sentimenti altamente contrastanti: dalla paura alla pseudo-indifferenza, dalla tristezza alla rabbia. Nulla di strano, l’infezione da Coronavirus è un contagio anche emotivo.
La ricerca testimonia come i ragazzi sperimentino paura, irritabilità, scarsa iniziativa, insonnia, oltre all’aggravarsi di comportamenti oppositivi-provocatori, depressione e ansia. Tipicamente appesi tra sentimenti di negazione e onnipotenza, gli adolescenti affrontano una fase di fisiologica crisi intrappolati da contenitori e norme non solo genitoriali, ma anche istituzionali e di contenimento del contagio.
Come comportarci con loro in questa fase?
Accompagnandoli nel sostenere il contatto con le emozioni, non denegandole ma valorizzandole, siano esse complesse e a volte dolorose. Di grande importanza appare il saper risarcire senza smettere di normare; quindi, compatibilmente con le prescrizioni, rendere possibili spazi di sfogo e autonomia.
Monitorare il flusso delle informazioni, con particolare attenzione alle fake news; nell’impossibilità di controllare tutto ciò che divorano, la possibilità di essere per loro degli interlocutori rende possibile un confronto costante, anche su ciò che d’inverosimile e potenzialmente pericoloso circola in rete. Combattere per mantenere qualche routine quotidiana: nonostante il fluire a singhiozzo dell’attività scolastica e lavorativa, preservare uno o più momenti famigliari diventa importante per staccare e concentrarsi su pezzi di normale e benevolmente banale quotidianità. Monitorare la cura del loro corpo: gli adolescenti parlano con e attraverso il loro corpo, attaccandolo o valorizzandolo; esso diventa una spia del loro “stare”.
È importante aumentare la nostra tolleranza rispetto all’iperconnessione e all’essere social, così come sforzarsi di vedere la necessità di chiudersi nelle loro stanze come ultimo baluardo della possibilità di individuarsi e differenziarsi.
La disregolazione emotiva è una possibile accezione adolescenziale e non di per sé stessa indice di patologia, ma in questa complessa fase storica gli occhi dei genitori dovranno essere certosini nel tollerare gli scossoni, mantenendo però uno sguardo vigile a quelli che potrebbero essere sintomi veri e propri come l’isolamento, l’incuria, gli attacchi al corpo o i disturbi della condotta alimentare.
Come stanno i genitori?
I genitori portano sulle proprie spalle un triplice peso: per sé, per la coppia e per i figli. Sperimentano la paura che i figli possano contrarre il virus, possano presentare conseguenze sul piano psicologico, perdano la fiducia verso le prospettive future (soprattutto per chi ha figli adolescenti), possano risentire delle difficoltà economiche.
La ricerca ha evidenziato come per entrambe le figure genitoriali si sia registrato un aumento del distress psicologico, anche se maggiore per le mamme che per i papà.
A livello individuale, nonostante le difficoltà contingenti, la possibilità di ascoltarsi e trovare uno spazio anche per dichiarare come ci si sente permette una maggior integrazione del nostro spettro emotivo, rendendoci più consapevoli del nostro “stare”, benché in fatica.
Un atteggiamento normalizzante ma non banalizzante ci ricorda l’importanza di ciò che stiamo affrontando in un’ottica multifocale, che permette di non negare aspetti che invece potrebbero riproporsi in forme diverse sul nostro funzionamento.
Per ciò che concerne la coppia genitoriale, possiamo forse parlare di crisi fisiologica della coppia appesantita dal “triplice peso”.
Sarà importante, dunque, per il genitore saper sostare nell’incertezza e nel non chiaro, quella che nello specifico viene definita “capacità negativa”.
Ci troviamo, oggi, a fare i conti con un contenitore non più così definito: è per questo necessario ripensare ai nostri comportamenti e alle nostre abitudini, sentire e riconoscere i vissuti e le emozioni che questa situazione in continuo mutamento genera. Genitori e caregiver hanno il compito di tradurre l’incomprensibile e di risignificare ciò che bambini e adolescenti non sono in grado di assimilare da soli, sintonizzandosi su ciò che essi sentono e provano, fornendo spiegazioni chiare e adatte all’età, rassicurandoli e aiutandoli a gestire il loro tempo, narrando e rinarrando. Il ruolo dell’adulto, da sempre complesso e sfaccettato, assume oggi una rilevanza eccezionale e imprescindibile affinché il costo psicologico del contesto attuale non si ripercuota in modo irreversibile sulle nuove generazioni.
Nella lunga storia del genere umano (e anche del genere animale) hanno prevalso coloro che hanno imparato a collaborare ed a improvvisare con più efficacia. (Charles Darwin)
Pierce, M., Hope, H., Ford, T., Hatch, S., Hotopf, M., John, A., ... & Abel, K. M. (2020). Mental health before and during the COVID-19 pandemic: a longitudinal probability sample survey of the UK population. The Lancet Psychiatry, 7(10), 883-892.
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