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  • Immagine del redattoreStudio I.F.P Milano

Il Natale può nuocere gravemente alla giovane età adulta

Aggiornamento: 1 feb 2023

di Alberto Milesi Una rapida ricerca su Google Scholar (il servizio Google che dà la possibilità di cercare articoli pubblicati su riviste scientifiche), permette di notare come alcuni studiosi si siano interrogati su ciò che accade all’umore di alcunə di noi durante il periodo delle feste natalizie già a partire dagli anni ’50 dello scorso secolo. Solo recentemente però, questa sorta di tristezza che pervade l’animo delle persone a Natale è stata denominata Christmas Blues. Generalmente, questa condizione viene inquadrata attraverso alcune caratteristiche, tra cui:


- Senso di vuoto ingiustificato

- Diminuzione del senso di piacere

- Disturbi del sonno e dell’appetito

- Ansia

- Affaticamento

- Irritabilità

- Senso di solitudine


Alle persone familiari con l’ambito “psi” salterà all’occhio come la sintomatologia manifesta abbia diversi elementi in comune con i disturbi depressivi; a differenza di questi però, il Christmas Blues sembrerebbe associato specificatamente al periodo di Natale, momento dell’anno in cui si è obbligati a essere estremamente felici. A tal riguardo, la pagina Instagram di Tlon Edizioni che divulga contenuti a carattere filosofico e sociale, sottolinea come una delle cause di questo stato malinconico sia dovuto alla performance che viene richiesta a tuttə durante il periodo natalizio. “Il fatto è semplice: siamo sempre più costretti a esternare la nostra felicità, a vetrinizzare le nostre giornate, a mostrarci allineati e sorridenti a lavorare nella grande catena di montaggio sociale, e le vacanze sono diventate il palcoscenico del nostro saggio di fine anno” recita il post di Tlon sul Christmas Blues. Veniamo infatti chiamati a essere costantemente performanti, in una costante messa in scena di abilità culinarie messe al servizio di pasti in grado di sfamare un paese intero, disponibilità economiche irrealistiche per sopperire ai prezzi stellari di innumerevoli regali, e di sfoggio di vite costellate da novità strabilianti che ci permettono di poter sorridere a parenti e amici dal 23 dicembre al 6 gennaio (per ə fortunatə che hanno la possibilità di concedersi delle effettive vacanze lavorative).

Se questo Christmas Blues può avere un effetto su tutte le fasce d’età, su una in particolar modo sembra avere un accento speciale: la giovane età adulta. È ormai da tempo che il periodo della vita tra l’adolescenza e l’effettiva età adulta ha ottenuto uno status proprio, venendo denominata giovane età adulta e venendone identificate delle specifiche caratteristiche che ne determinano precisi compiti fase-specifici. Infatti, il giovane adulto si trova a doversi costruire una propria carriera lavorativa, creare una propria famiglia, trovare un’abitazione propria che sia separata da quella dei genitori, e più generalmente diventare indipendente. Le considerazioni circa questo momento evolutivo, però sono il prodotto di una cultura che appartiene maggiormente a coloro che ora si trovano nella fascia d’età superiore ai 50 anni, e che ha vissuto in un periodo socioeconomico ben diverso da quello in cui si trovano intrappolati i giovani adulti di oggi caratterizzato da crisi in moltissimi ambiti sociali e un grado di precarietà sempre più allarmante. Cosa ha a che fare tutto questo con Natale e il Christmas Blues? Se come detto più sopra in questo periodo siamo tutti chiamati a mostrarci come felici e realizzati, i giovani adulti si trovano in una situazione costellata dall’incertezza del futuro lavorativo, dall’instabilità economica, da situazioni abitative precarie e dalla mancanza di desiderio di generatività dovuto proprio alle condizioni di precarietà. Nel periodo di Natale si trovano poi a dover affrontare pranzi colmi di zii in pensione e nonne cariche di aspettative, in cui vengono bombardati di domande che non escludono nemmeno il più privato degli ambiti di vita, e davanti alle quali il senso di disperazione sembra dilagare.

Non tutto è perduto, però. Il confronto con queste domande può essere allo stesso tempo una possibilità di dirsi quanto ci si è impegnati negli ultimi mesi, quanto ci si stia provando a crearsi un proprio futuro, anche dimostrando la capacità di distaccarsi da alcuni “obbiettivi obbligatori” che non risultano ormai più in linea con la società in cui viviamo, e che forse non rispecchiano i desideri e i valori di tuttə. La sensazione di sopraffazione risvegliata da questi parenti serpenti può aiutarci proprio legittimarci in primis il bisogno di riconoscere ciò che abbiamo ottenuto, a prescindere dalla quantità e dalla qualità, ricordandoci che è stato ciò che fino a quel momento siamo stati in grado di fare.


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