top of page
  • Immagine del redattoreStudio I.F.P Milano

LA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA (PMA): LO SGUARDO DELLA PSICOLOGIA

di Silvia Bortolotti

Psicologa


“La PMA è una vera e propria corsa ad ostacoli per le coppie che la intraprendono. Mille esami e mille tentativi. Un turbinio di emozioni, dubbi etici, insicurezze che ci accompagnano dall'inizio alla fine. Per noi, il primo momento difficile è stato la scoperta certa dell'infertilità: che batosta vedere messo nero su bianco che avremmo avuto bisogno dell'aiuto medico per avere un figlio! Non è passato giorno per circa un mese senza pianti disperati, mille dubbi e sensi di colpa per quella che all'epoca vivemmo come una nostra inadeguatezza e limite[1] (comunicazione personale, 2019).


La Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) è un tema poco discusso, nonostante negli ultimi anni si sia registrato un incremento significativo del numero di coppie con problematiche di fertilità che si rivolgono ai centri specializzati (Devecchi, 2017). Molti sono gli articoli che trattano l’argomento da un punto di vista medico, pochi quelli che ne indagano gli aspetti psicologici. L’infertilità, tuttavia, non è solo una disfunzione corporea, ma un problema umano complesso che muove il mondo interno e i vissuti profondi delle coppie (Bourg, 2007).


Chiunque desideri diventare genitore può provare, infatti, sconcerto e sconforto nell’apprendere di non poter avere figli senza l’aiuto medico. Il percorso che conduce a questa consapevolezza, infatti, è segnato da attese deluse, desideri infranti e senso di fallimento personale e di coppia. Mahlstedt (1985) ha descritto i vissuti di perdita che si accompagnano a questa esperienza: perdita delle condizioni di realizzazione di un progetto condiviso, perdita della possibilità di sentirsi completi, perdita del sogno di diventare genitori. Le coppie che si rapportano al tema dell’infertilità presentano spesso vissuti negativi (Greil et al., 2010) e reazioni di sgomento di fronte ad una diagnosi imprevista (Vignati, 2002).

La comunità scientifica che studia i fenomeni psicologici connessi a questa condizione riconosce l’esperienza dell’infertilità come “evento traumatico”, con effetti sia sull’individuo che sulla coppia (Menning, 1975). Questo significa che l’infertilità non deve essere banalizzata: è una “crisi di vita” (Menning, 1975) che può portare a stress, senso di colpa e frustrazione intensa, e che rischia di impattare in maniera significativa sul benessere psicologico se non gestita con gli strumenti e i metodi adeguati.


Lo stato di rischio psichico, tuttavia, non si esaurisce nella fase relativa alla diagnosi di infertilità. L’avvio e il “farsi” del percorso di Procreazione Medicalmente Assistita non è esente da momenti di fatica e difficoltà. La PMA prevede, infatti, un iter articolato e prolungato nel tempo. Si tratta di un percorso complesso, non esente dalla sperimentazione di fallimenti ripetuti. L’esperienza del fallimento, soprattutto se reiterata, è causa di grande sofferenza emotiva. Secondo uno studio (Newton et al., 1990), uomini e donne esibiscono un incremento significativo di ansia in seguito al fallimento del trattamento; in modo particolare le donne senza figli, che rappresentano la maggioranza dei pazienti. Sempre in base a questo studio, il fallimento del percorso sembra causare anche un aumento della sintomatologia depressiva in entrambi i sessi.


In queste situazioni, la ricerca ha dimostrato i benefici dell’attivazione di un intervento psicologico (Cousineau and Domar, 2007), implementato all’interno dei centri specializzati o individuato privatamente dai pazienti presso enti o professionisti esterni. Secondo uno studio, infatti, le donne che ricevono sostegno psicologico durante il trattamento medico sembrano essere meglio preparate ad un eventuale esito negativo (de Klerk et al., 2005). Nonostante la serietà del rischio psicologico e il successo dei trattamenti con questo tipo di pazienti, molte persone, purtroppo, non ritengono che il counselling psicologico possa essere un aspetto importante (Schmidt et al., 2003) e non sempre valutano questa opzione. Essi non si considerano sufficientemente affaticati da aver bisogno di supporto psicologico e ritengono sufficiente l’aiuto ricevuto da amici o parenti (Boivin et al., 1999).


“Ad un certo punto, dopo milioni di letture, miliardi di dubbi etici e profonde insicurezze, abbiamo avuto l'idea di farci aiutare; perché ci sembrava che soli ci stessimo arenando e non riuscissimo più ad uscirne. Alla fine, non spronati da nessuno dei medici incontrati, abbiamo demorso e abbandonato l'idea. E un pò anche per vergogna: ci sembrava che il fatto che i medici non ne parlassero fosse - come dire - un’implicita asserzione del fatto che fosse superfluo, che le mie fossero fisime inutili. Possiamo affermare di esserci pentiti. Chissà, avremmo forse potuto risparmiare tante lacrime e affrontare i primi passi con una diversa consapevolezza e meno peso sul cuore”


Il supporto psicologico è considerato preparatorio e necessario per assicurare ai pazienti una comprensione completa di tutte le implicazioni del trattamento. Si dedica all’individuo o alla coppia un ascolto che possa accogliere, comprendere e contenere, volto a identificare e affrontare potenziali fattori stressogeni (Hakim et al., 2012). Le caratteristiche dell’intervento si basano sull’aiuto e il sostegno nel percorso decisionale per la coppia e, in seguito, l’accompagnamento nel corso dell’eventuale genitorialità e gravidanza. La tecnica di lavoro prevede un approccio multidisciplinare e multifocale, specifico e personalizzato per ogni situazione, che porta con sé storie, pensieri, emozioni e vissuti unici. È molto importante offrire alle coppie la possibilità di esprimere i dubbi, riferire il disagio, manifestare le insicurezze.


Lo specialista è tenuto a offrire contenimento alle aspettative, spesso irrealistiche, delle coppie e ha il compito di facilitare le scelte e di aiutare la coppia a maturare una decisione consapevole e condivisa. La discussione della storia e del contesto famigliare in cui è nato il progetto di avere un figlio permette la conoscenza reciproca e la scoperta di vissuti intimi ed emotivi (Bourg, 2007). È importante incoraggiare le coppie a familiarizzare con le emozioni negative e dolorose e ad accettarle, esprimerle, condividerle. Da un lato, di fronte al fallimento della PMA è necessario offrire supporto alla coppia per elaborare la perdita e per facilitare le decisioni successive da prendere. Dall’altro, in caso di successo, paradossalmente, si corre maggiormente il rischio che la coppia ritenga concluso il percorso di PMA, così come quello del sostegno psicologico. Tuttavia, uno specialista che sostenga nella transizione verso la genitorialità e nella gestione dell’ansia per tutto il corso della gravidanza sarebbe fondamentale.


Sostenendo fermamente il valore di un trattamento psicologico per tutte le coppie che intraprendono il percorso, è doveroso evidenziare come l’intervento nella forma di supporto emotivo, gestione del dolore e assistenza nella mobilitazione di risorse sia particolarmente raccomandato, soprattutto, nei casi in cui si riscontrino sintomi depressivi. Questi pazienti necessitano supporto per riuscire a esaminare i propri vissuti rispetto al fallimento, l’impatto relazionale ed emotivo e gli atteggiamenti verso il futuro (Newton et al., 1990).


“Se crediamo sia utile uno psicologo durante la PMA? Sì decisamente sì. Se non ci si passa è difficile capire il profondo sconforto, il senso di colpa, la sofferenza, il senso di inadeguatezza, i dubbi etici, il dolore per i mancati successi e l'infrangersi di un sogno per l'ennesima volta.

Abbiamo visto personalmente coppie disgregarsi durante i vari tentativi non andati a buon fine, per la mancanza di qualcuno che si occupasse delle loro fragilità.”


Nonostante l’evidente necessità di sostegno psicologico per i pazienti che affrontano il percorso di PMA, è ancora poco compreso il peso e il valore che la psicologia ha in questo ambito. Chiedere aiuto e ammettere di avere bisogno di sostegno e protezione non è sempre semplice, non per tutti. Lo psicologo dovrebbe divenire una figura a cui appoggiarsi nei momenti di fragilità e sofferenza, senza timore di venire giudicati. I vissuti che si accompagnano all’esperienza di non poter diventare genitori da soli, senza un aiuto medico, i vissuti delle coppie che si trovano a combattere una battaglia che non avrebbero mai pensato di dover affrontare, devono essere contenuti, accolti, elaborati. E chi, meglio di uno psicologo può assumere il ruolo di contenitore? Contenitore in cui la sofferenza e la fragilità dell’altro è accolta e trasformata per poter essere restituita in una forma nuova, tollerabile e comprensibile.


Bibliografia essenziale

Boivin J., Scanlan L.C. and Walker S.M. (1999) Why are infertile patients not using psychosocial counselling? Hum Reprod 14, 1384–1391

Bourg, C. (2007) Ethical Dilemmas in Medically Assisted Procreation: A Psychological Perspective, Human Reproduction & Genetic Ethics, 13:2, 22-31

Cousineau T.M., Domar A.D. (2007) Psychological impact of infertility, Best Pract Res Clin Obstet Gynaecol, vol. 21 (pg. 293-308)

De Klerk, C., Hunfeld, J.A.M., Duivenvoorden, H.J., Den Outer, M.A., Fauser, B.C.J.M., Passchier, J., Macklon, N.S. (2005) Effectiveness of a psychosocial counselling intervention for first-time IVF couples: a randomized controlled trial, Human Reproduction, Volume 20, Issue 5, Pages 1333–1338

Devecchi, F. (2017) Gli aspetti psicologici e relazionali dell’infertilità e della Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). Università degli Studi di Milano-Bicocca

Greil, A.L. (2010) The experience of infertility: a review of recent literature, Social Health III, vol. 32 (pg. 140-162)

Hakim, L.Z., Newton, C.R., MacLean-Brine, D., Feyles, V. (2012) Evaluation of preparatory psychosocial counselling for medically assisted reproduction, Human Reproduction, Volume 27, Issue 7, Pages 2058–2066

Menning, B.E. (1975) The infertile couple: a plan for advocacy, Child Welfare, 54, 454-460

Mahlstedt, P.P. (1985) The psychological component of infertility, Fertility and Sterility, 43, 3, 335-346

Newton C.R., Hearn M.T. and Yuzpe A.A. (1990) Psychological assessment and follow-up after in vitro fertilization: assessing the impact of failure. Fertil Steril 54, 879–886

Schmidt L., Holstein B.E., Boivin J., Sangren H., Tjornhoj-Thomsen T., Blaabjerg J., Hald F., Nyboe Andersen A., Rasmussen P.E. (2003) Patients’ attitudes to medical and psychosocial aspects of care in fertility clinics: findings from the Copenhagen Multi-centre Psychosocial Infertility (COMPI) Research Programme, Hum Reprod, vol. 18 (pg. 628-637)

Vignati, R. (2002) Il problema della sterilità nella coppia: una variabile imprevista. Benessere e salute

[1] Intervista ad una coppia che ha intrapreso e concluso con successo il percorso di Procreazione Medicalmente Assistita

bottom of page