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  • Immagine del redattoreStudio I.F.P Milano

I Batman ancora in piedi

di Alberto Milesi


“Il modo migliore per scoprire se ci si può fidare di qualcuno è di dargli fiducia.”

Ernest Hemingway


Quante volte nei film Marvel o DC (in base a quale sia il personaggio preferito) abbiamo visto diversi supereroi sventare i crimini più efferati nascondendo il loro volto dietro una maschera? Dal più tradizionale Spiderman, all’irriverente Deadpool dei giorni nostri, alla famiglia Parr de Gli Incredibili per i più piccoli, tutti salvano il mondo ogni giorno senza mostrare la propria faccia.

Bruce Wayne, alias Batman, è l’emblema di quanto una figura oscura con il mantello, il cui simbolo è un pipistrello, possa rivelarsi un benefattore nella realtà, sia come supereroe che protegge la giustizia, sia come cittadino che si promulga in opere benefiche. Nonostante la sua vera identità sia celata dietro una maschera, i cittadini di Gotham City lo ringraziano per le sue opere buone. Un uomo vestito di nero, avvolto in un mantello, e coperto da una maschera per metà del volto, può comunque risultare qualcuno a cui affidare la propria vita, perché attraverso l’esperienza ha dimostrato di esserne degno.

Questo tipo di fiducia che si viene a costruire è infatti dovuta alla ripetizione di esperienze positive nel tempo in cui l’uomo pipistrello mette in atto dei comportamenti che possano farlo percepire come affidabile dai più. Potrebbero invece i cittadini di Gotham fidarsi di Batman solo per come percepiscono il suo volto? Probabilmente no, proprio a causa della maschera che ne copre gran parte.

Spiegano infatti Oosterhof e Todorov (2008) che gli esseri umani evoluzionisticamente sono capaci di attribuire alcuni tratti della personalità, inferendoli semplicemente dalla percezione del volto nel momento in cui non sta esprimendo delle emozioni. Tra queste caratteristiche che siamo capaci di individuare risulta esserci anche l’affidabilità (il vocabolo originale inglese è trustworthiness, letteralmente “l’essere degno di fiducia”). Per ovvi motivi, infatti, l’uomo nel tempo ha dovuto essere in grado di comprendere velocemente attraverso meccanismi percettivi se potesse avvicinarsi o fuggire da un altro individuo. La modalità con cui avviene questa percezione è oggi largamente studiata da psicologi sociali, psicologi evolutivi e neuroscienziati: dall’attribuzione di fiducia in un volto si può predire il successo elettorale. Sorge però spontaneo, nel 2021, un dubbio: come possiamo utilizzare questa modalità così automatica e così implicita durante un’emergenza sanitaria di pandemia che ci costringe a utilizzare delle maschere che coprono il nostro volto per metà?

Se pensiamo infatti agli scambi sociali di questo preciso momento storico, ne possiamo individuare principalmente due: le interazioni da remoto, in cui principalmente lo stimolo visivo a cui siamo maggiormente esposti e verso cui va la quasi totalità della nostra attenzione è il volto dell’interlocutore; e le interazioni dal vivo, che avvengono (per chi rispetta le regole) mantenendo le distanze e indossando una mascherina che copre il volto. Nel primo caso, la nostra capacità di attribuire immediata fiducia al nostro interlocutore può essere mantenuta, e probabilmente viene anche attivata in maniera inferiore poiché abbiamo la presenza dello schermo a dividerci fisicamente dall’altro. Nel secondo caso, invece, parte dello stimolo su cui facciamo affidamento per crearci un’idea dell’affidabilità dell’altro è coperta e quindi ci è preclusa questa via. E come possiamo quindi comprendere come fidarci dell’altro?

Se pensiamo a come nell’ultimo anno percepiamo l’affidabilità delle persone attorno a noi, è facile notare come molto spesso giudichiamo queste proprio dai comportamenti di sicurezza che mantengono in maniera più o meno adeguata. Sui mezzi pubblici, in un negozio, per strada ci allontaniamo dalle persone che tengono la mascherina sotto il naso, che non mantengono la distanza adeguata e che non igienizzano le mani prima di entrare in un luogo chiuso. In primis, lo facciamo sicuramente per la paura del contagio che potrebbe avvenire essendo venute meno le misure di sicurezza. Al contempo, però, portiamo dentro un giudizio di quella persona come poco responsabile, e di conseguenza non affidabile.

Il nemico di questa città chiamata mondo al momento attuale non ci permette di utilizzare i nostri soliti mezzi per poter vivere le situazioni sociali nella normalità; al contempo però possiamo prendere esempio da Batman che attraverso i propri gesti, nonostante l’aspetto minaccioso, riesca a farsi riconoscere come persona affidabile. In questo momento quindi possiamo ricorrere a queste semplici regole di comportamento per attenuare quel senso di sfiducia e sospettosità verso l’altro che ci attanaglia da ormai un anno.

È importante sottolineare come in questa breve riflessione si stia facendo riferimento alla percezione di una fiducia più elementare, immediata e automatica e non un tipo di fiducia interpersonale che derivi da esperienze evolutive più profonde, come le relazioni di accudimento genitoriali o le prime esperienze coi pari.

Con questa prospettiva possiamo immaginarci come dei Batman che invece di stare appesi a testa in giù con la maschera sugli occhi, ci siamo rimessi in piedi con la maschera che ci è scesa sulla bocca.

Dopotutto, se come dicono è iniziato tutto da un pipistrello, perché non ripartire da lì?

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