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  • Immagine del redattoreStudio I.F.P Milano

IL SONNO AI TEMPI DEL COVID-19

di Shara Diez


Ho sempre invidiato le persone che prendono sonno all'istante. Devono avere

la testa più ordinata, le pareti del cranio ben pulite, tutti i mostriciattoli

chiusi in un baule ai piedi del letto.

D.Benioff


Milano. Maggio 2020. Fase 2.

Veniamo da un periodo difficile in cui siamo stati bombardati da notizie e bollettini di guerra. Un nemico comune, il COVID-19, ha invaso il nostro quotidiano portando con sé molte domande: e se mi ammalassi? E se si ammalasse qualcuno dei miei cari? Che ne sarà del mio lavoro? Che ne è del mio oggi? Che ne sarà del mio domani? Che ne sarà di questo Paese? Quale sarà il danno economico post pandemia? Quali saranno le conseguenze di questo forzato isolamento? Ne usciremo mai? Torneremo alla nostra normalità o tutto è cambiato per sempre? Sono solo alcune delle preoccupazioni che hanno assalito molti di noi, che ci hanno fatto sentire compressi, impotenti, angosciati all’idea di poter fare ben poco per metterci in salvo con certezza. Da qui, la citazione di David Benioff tratta dal libro “La città dei ladri”. In questo momento storico è comprensibile che la nostra testa sia decisamente confusa, che le pareti del nostro cranio appaiano pasticciate, che tutti i mostriciattoli stiano saltando sul letto e correndo per la stanza facendo un gran baccano e tenendoci svegli.

L’insonnia è una condizione mentale, quella dell’incapacità a dormire: esperienze di ansia, inquietudine, tensione, ce lo impediscono. Se l’associazione tra ansia e insonnia è clinicamente nota e scientificamente riconosciuta (Candice et al., 2009; Palagini et al., 2004) è facile allora comprendere come il diffondersi del Covid-19 abbia avuto, durante il lockdown così come nella fase 2, ripercussioni importanti sulla qualità del sonno di molte persone: le preoccupazioni quotidiane, di cui sopra, di notte rischiano di diventare le nostre nemiche peggiori impedendoci di chiudere occhio nonostante la spossatezza.

Un’indagine condotta dal CNOP, Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, mostra come il 63% degli italiani si definisca "molto o abbastanza stressato" e denunci disturbi tra i quali insonnia, ansia e panico. Risultati analoghi sono emersi in una ricerca condotta presso le Università dell’Aquila e di Roma Tor Vergata: il 20% dei soggetti intervistati mostra ansia severa e il 7% soffre di insonnia. Ancora, un’indagine realizzata dall’Osservatorio Pool Pharma su tutto il territorio nazionale, per valutare gli effetti dell'emergenza Covid-19 sul sonno, evidenzia come su 890 soggetti il 34% ha riportato sintomi di insonnia.

Ma quando possiamo parlare di insonnia?

Se una notte insonne può talvolta proteggere la nostra mente, aiutarla ad elaborare vissuti traumatici, e non deve preoccuparci, più notti insonni possono provocare disturbi di vario ordine. Come riportato dal più recente manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5, 2014), tra le conseguenze diurne dell’insonnia si possono trovare: maggiore affaticabilità, senso generale di malessere spesso associato ad un tono dell’umore alterato e una maggiore irritabilità, diminuzione della capacità di concentrazione con un possibile peggioramento nel rendimento sociale e lavorativo, sintomi fisici, quali mal di testa, formicolii, stati tensivi, sintomi gastrointestinali, e costanti preoccupazioni relative al sonno.

Il rischio, quindi, è quello di un circolo vizioso per cui preoccupazioni, ansie e pensieri negativi aumentano sempre più a causa di una ridotta capacità nel gestire e modulare le proprie emozioni di paura e incertezza, dovuta al periodo di stress ma anche al mancato buon sonno.

Il DSM 5, inoltre, riporta quali sintomi relativi all’insonnia: difficoltà ad addormentarsi ed iniziare il sonno, difficoltà a mantenere il sonno che è disturbato da frequenti risvegli e/o difficoltà a riaddormentarsi, risveglio precoce al mattino con conseguente difficoltà a riaddormentarsi. L’alterazione del sonno è fonte di disagio significativo tanto da compromettere le normali abitudini di vita e si verifica almeno tre volte a settimana per un periodo di almeno tre mesi e non è attribuibile agli effetti di una sostanza.

Si distinguono l’insonnia occasionale che dura pochi giorni, quella transitoria che dura per qualche settimana, e quella cronica solitamente più aggressiva.


Dormire è sicuramente una delle attività di maggiore importanza della vita quotidiana. Laddove risultasse sempre più difficile godere di un sonno adeguato, potrebbe essere utile farsi aiutare da uno psicoterapeuta al fine di risolvere il problema. Sicuramente condizioni ambientali poco favorevoli come questa che stiamo subendo, così come eventi stressanti ad essa correlati, quali per esempio la malattia, possibili lutti, la sospensione o la perdita del lavoro, possono provocare un’insonnia temporanea la quale però non deve essere sottovalutata poiché un disturbo occasionale non trattato correttamente rischia di cronicizzarsi. Potrebbe inoltre essere conveniente rivolgersi ad uno psichiatra per una eventuale terapia farmacologica: farmaci ipnoinducenti sono di solito indicati per situazioni transitorie.

Se è vero, inoltre, che le cause dell’insonnia possono essere differenti, è bene sottolineare come in questo periodo il sonno potrebbe essere disturbato anche dal maggiore utilizzo di dispositivi elettronici che iperstimolano il cervello compromettendo la produzione di melatonina, ormone che favorisce il sonno. Tale aspetto riguarda sia bambini che adolescenti e adulti: esigenze scolastiche o lavorative infatti impongono a ciascuno l’utilizzo del computer. L’esposizione allo schermo, inoltre, non si limita a tali esigenze ma si estende a scopi di intrattenimento o di interazione sociale. A tal proposito, se per quanto riguarda gli adulti è responsabilità propria autogestirsi, sono molti i genitori che esprimono preoccupazione per l’eccessivo tempo speso da parte dei propri figli davanti alla televisione, al tablet, o alla play station, e che si interrogano su come poterne regolare l’uso. In quest’ottica, potrebbe essere utile collocare l’uso di giochi da consolle, così come di social network o tv, in un contenitore specifico della giornata così da dare un confine e proteggere il cervello da una costante attivazione. Inoltre, potrebbe essere d’aiuto specie nelle ore serali proporre la lettura di un libro sia al fine di attivare la fantasia e la creatività sia al fine di favorire il rilassamento in previsione della notte.


BIBLIOGRAFIA


American Psychiatric Association (2014). DSM – 5 Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Raffaello Cortina Editore.


Benioff, D. (2008). La città dei ladri. Neri Pozza Editori.


Candice A. Alfano, Alan H. Zakem, Natalie M. Costa, Leslie K. Taylor, Carl F. Weems (2009). Sleep Problems and Their Relation to Cognitive Factors, Anxiety, and Depressive Symptoms in Children and Adolescents.


Fromm, E. (2013). Avere o Essere? Arnoldo Mondadori Editore. Milano, 1977.


Palagini, L., Gentili, C., Guazzelli, M. (2004). Insonnia e vulnerabilità ai disturbi d’ansia e dell’umore.


Rossi, R., Socci, V., Talevi, D., Mensi, S., Niolu, C., Pacitti F., Di Marco A., Rossi A., Siracusano A., Di Lorenzo G. (2020). COVID-19 pandemic and lockdown measures impact on mental health among the general population in Italy. An N=18147 web-based survey.


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