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Incontrarsi per intrecciare storie di trasformazione familiare. I gruppi di confronto per genitori

di Riccardo Pardini


Nel tempo, assieme alla diffusione di una maggior conoscenza relativa al lavoro tipico dei mediatori familiari italiani, si sono moltiplicate anche le esperienze riguardanti strumenti di supporto “altri”, orientati al sostegno di quei genitori alle prese con la trasformazione familiare che la separazione rappresenta. Interventi metodologicamente alternativi alla mediazione familiare stessa che, pur mantenendo fede ai principi fondanti e alla sua filosofia, favoriscono in ogni caso l’attenuarsi del conflitto, l’implemento delle competenze genitoriali e la riduzione del senso d’isolamento o di fallimento che, non di rado, caratterizzano i vissuti dei protagonisti.

Tra le opportunità calzanti, a corollario dell’intervento tipico di mediazione familiare, c’è anche il percorso in Gruppo di confronto per genitori separati. Un’alternativa preziosa che ben si adatta ad alcune vicende biografiche in particolare.

Ormai da qualche hanno mi occupo anche della progettazione e della conduzione di tale tipologia d’intervento. Quest’appassionante esperienza, continua negli anni e gestita in équipe, mi ha consegnato la possibilità di collezionare pensieri, considerazioni, note metodologiche e linee d’intervento generali che, nel tempo, sono andate perfezionandosi e definendosi in accordo con i mutamenti socio-culturali e i nuovi modi di “fare famiglia”.

Per iniziare è importante tener a mente che tale percorso d’incontri non può esser confuso con altri interventi gruppali che abbiano una finalità terapeutica o riabilitativa. Un gruppo di confronto per genitori separati propriamente detto ha un’identità specifica, caratteristiche metodologiche proprie e si dipana in una cornice teorica definita secondo la filosofia d’intervento tipica della mediazione familiare.

In questo sintetico contributo, scelgo volutamente di non addentrarmi nella trattazione del modello utilizzato dettagliandone metodologia, criteri guida, indicazioni per la conduzione e caratteristiche dei genitori, preferendo condividere alcune considerazioni generali che a mio parare dovrebbero potersi osservare generalmente nei gruppi sulla separazione.

Con il susseguirsi delle generazioni, il compito dei genitori è diventato sempre più articolato. Questo si amplifica a maggior ragione quando cambia l’assetto familiare subendo i cambiamenti che una separazione comporta. In questo caso le responsabilità e gli interrogativi si amplificano.

Incontrarsi tematizzando un’esperienza comune offre la possibilità di condividere con altri genitori i dubbi vecchi e nuovi, intrecciandoli alle buone soluzioni. Questo impegno si rivela molto fruttuoso quando il desiderio (e il compito) è quello di accompagnare i figli in un percorso di crescita sereno conservando il rispetto e l’amore di entrambi anche quando l’unione tra i grandi si scioglie, naufraga.

Il focus del lavoro deve poter essere il conflitto, la separazione, con un’attenzione costante ai figli, al riconoscimento delle loro emozioni e dei loro atteggiamenti, nell’intento collettivo di comprenderne il significato nel gioco dei rapporti con gli altri, prioritariamente con i due genitori.

Il lavoro gruppale, condotto e facilitato da un mediatore familiare esperto, contribuisce quindi a orientare comportamenti e comunicazioni in una direzione più funzionale e costruttiva.

L’esperienza in gruppo ben si propone come sostegno per chi sperimenti, in particolare, il disagio di un rapporto ostile e aspramente conflittuale con l’ex partner, ma si rivela di grande aiuto anche per chi non sia afflitto da contrasti esasperati. Molto produttivi sono i confronti tra padri e madri con esperienze di vita necessariamente differenti perché permettono di sperimentare dialogo e riconoscimento tra legittime posizioni, allontanando stereotipi, pregiudizi e generalizzazioni.

Incontro dopo incontro, grazie al lavoro in gruppo e alla facilitazione del conduttore sempre presente, ogni genitore ha la possibilità di condividere ed esaminare un suo personale dilemma al quale si dedica assieme agli altri, attivando un processo di riflessione critica in grado di trasformare il punto di vista, l’approccio, lo sguardo proprio e altrui. Una vera e propria esperienza d’informale apprendimento trasformativo che induce, tra le altre cose, a superare l’isolamento e il senso di fallimento, a reinvestire su di sé quali adulti degni di nuovi legami affettivi, a intessere nuovi legami ampliando la propria rete sociale, a collocare nel futuro una quota rinnovata di fiducia e d’attesa.

Questo tipo di percorso può rivelarsi una fruttuosa alternativa nei casi in cui la mediazione familiare risulti impraticabile al momento; un’ottima strategia propedeutica e preparatoria che agevola il realizzarsi di successive condizioni più favorevoli. In altri casi, invece, il lavoro nel gruppo di confronto per genitori separati si è rivelato prezioso di per sé o si è reso possibile dopo una mediazione familiare con differenti esiti.

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