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Patologie della società contemporanea: il Binge Eating Disorder in adolescenza

di Shara Diez


A partire dagli anni ’50 del secolo scorso si è assistito ad un progressivo aumento dei Disturbi della Condotta Alimentare (DCA) (Dalla Grave, 2011). La loro diffusione “ha una rapidità ed una rilevanza sconcertante: non si ha alcun altro esempio di malattia psichiatrica con una simile propagazione e con le caratteristiche di una vera e propria epidemia sociale” (Maestro, Baroncelli, Ghione, & Bertelloni, 2013, pag. 74).

In questi ultimi anni, accanto ad Anoressia e Bulimia, registra aumenti anche il Binge Eating Disorder (BED). Per tale ragione è forse accresciuto notevolmente il numero di ricerche in quest'ambito. Uno studio di Striegel-Moore e Franko (2008) dimostra come nel 1991 un solo articolo menzionasse il Binge Eating Disorder nel titolo mentre, nel 2007, più di mille titoli venissero rilevati (Dingemans, 2009; Riccitelli, 2012). Tale interesse è probabilmente dettato anche dalla relazione tra BED e obesità la quale appare molto forte: si stima infatti una prevalenza di BED che oscilla tra il 23% e il 46% nei pazienti obesi (Lo Coco, Salerno, Gullo e Iacoponelli, 2009). Tuttavia, il disturbo da binge eating si verifica anche in pazienti normopeso o sovrappeso: in questo caso si osserva una prevalenza di BED che si attesta tra l'1,8% e il 4,6% (Lo Coco, Salerno, Gullo e Iacoponelli, 2009). Inoltre, molteplici ricerche testimoniano sostanziali differenze tra i pazienti obesi e i binge eaters (Stunkard, 1959) soprattutto in relazione all'atteggiamento verso il cibo, per questi ultimi capace di rassicurare nei momenti di sconforto o gratificare in quelli di gioia (Todisco & Vinai, 2007).

Il termine "binge eating" significa indulgere troppo nel mangiare e si traduce in abbuffata compulsiva. Abbuffare è dunque la caratteristica principale del Disturbo da Alimentazione incontrollata e, secondo il DSM 5, si caratterizza per un criterio temporale (ad esempio di due ore) durante il quale il soggetto mangia una quantità di cibo maggiore di quella che in un medesimo arco di tempo, e in circostanze simili, la maggior parte delle persone mangerebbe (APA, 2000), avendo la sensazione di perdere il controllo sull'atto di mangiare e non poter governare il proprio comportamento (Stunkard, 1959). Inoltre, gli episodi di abbuffate sono associati a tre o più dei seguenti comportamenti quali: la rapidità, la solitudine, la dissintonia tra l'atto e la sensazione di fame, spesso assente; la compresenza di sentimenti di imbarazzo e disgusto verso sé stesso e di depressione e colpevolezza.

Il soggetto, vittima di un'alimentazione impulsiva, è significativamente stressato dagli episodi di abbuffate che si verificano almeno una volta alla settimana per tre mesi e che non sono seguiti da inappropriati metodi compensatori come ad esempio vomito autoindotto o utilizzo di lassativi.

Problematiche di binge eating hanno frequentemente esordio in adolescenza: molte diagnosi di Binge Eating Disorder sono effettuate in ragazze di età inferiore ai 18 anni (Favaro e coll., 2009). Tale dato sembra essere in sintonia con le riflessioni circa le cause e i costrutti psicopatologi del Binge Eating Disorder.

Secondo alcuni clinici, infatti, ad indurre le abbuffate sono spesso le emozioni negative, tra le quali ansia, tristezza, disperazione, noia e rabbia (Vinai, 2007).

Gli episodi di alimentazione incontrollata che caratterizzano il BED sembrano essere, dunque, una modalità di reazione a emotività ed eventi di vita (Zoppi, 2012), una strategia attraverso la quale il soggetto tenta di fronteggiare gli eventi stressanti o emotivamente significativi della sua vita e della sua quotidianità (Compare, Grossi et al., 2012). Secondo tale prospettiva, il cibo, amico alleato nella guerra contro le emozioni, consola il soggetto placando l’intensità emotiva in balia della quale si trova; schiaccia, investe, reprime, silenzia, anche solo momentaneamente, emozioni altrimenti soffocanti, riducendo la sofferenza emotiva (Ricca, Castellini & Faravelli, 2009).

Il binge eater quindi sembra essere "intollerante” alle emozioni (Vinai, 2007), molto sensibile e suscettibile di fronte ai più svariati eventi della vita.

In quest'ottica, se si pensa agli adolescenti, i quali per divenire adulti passano attraverso una serie di compiti evolutivi fase-specifici che possono stressare loro, la stessa ipersensibilità può essere indotta da difficoltà relazionali, conflitti, separazioni, lutti; tensioni, fallimenti scolastici, oppure dal dover prendere decisioni importanti riguardo il proprio percorso evolutivo. Fare delle scelte può comportare, in taluni casi, l’assunzione di un elevato grado di responsabilità che genera un alto livello di preoccupazione (Confalonieri & Pace, 2008).

Maggiolini (2012) sostiene che: “ogni adolescente deve assumere il proprio corpo sessuale, identificarsi in un ruolo di genere, acquisire autonomia dalla famiglia, definirsi nella propria identità, riconoscendosi un valore sociale” (Maggiolini, 2012, pag.12).

Quando le cose “vanno bene” avviene una riorganizzazione delle proprie risorse, delle proprie conoscenze, e delle proprie emozioni. Si “ristruttura” la propria personalità: l’immagine corporea, i valori, le credenze, gli atteggiamenti verso la scuola, la famiglia, e verso se stessi.

Essendo, tuttavia, diversi i fattori in gioco l’adolescente può scontrarsi con difficoltà che ostacolano la risoluzione dei compiti evolutivi fase specifici e che possono provocargli disagio, irrequietezza, confusione. Ne consegue la comparsa di angosce, incertezze, delusioni, dovute alla perdita del Sé idealizzato infantile e all’accettazione di una nuova immagine di Sé (La Ferlita et al., 2007). La sensazione che “qualcosa stia sfuggendo di mano” pone spesso gli adolescenti in uno stato d’allarme e provoca in loro un vissuto di perdita di controllo sul Sé (Di Luzio, 2010). Possiamo quindi pensare all'abbuffata come a una delle più svariate modalità attraverso cui l'adolescente prova a comunicare, e al tempo stesso gestire, la sua sofferenza.

E' bene sottolineare, tuttavia, come in adolescenza sia fisiologica una crisi personale fatta di cambiamenti, rotture, e contraddizioni. E' quindi importante distinguere un momento difficile, di passaggio, dall'esordio di un disturbo specifico vero e proprio come ad esempio il disturbo da binge eating. In quest'ultimo caso risulta indispensabile una presa in carico multidisciplinare del paziente, caratterizzata da un supporto medico-nutrizionale, un supporto psichiatrico (se necessario), e un percorso di psicoterapia individuale volto all'interruzione delle abbuffate e alla riduzione della psicopatologia ad esse sottostante (come ad esempio l'ansia o la depressione). La psicoterapia infatti potrebbe essere un modo per aiutare il paziente a riconoscere e regolare le proprie emozioni, un modo per equilibrare la disregolazione emotiva sottostante il sintomo.



BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

· Compare, A., & Grossi, E., (2012). Stress e disturbi da somatizzazione: Evidence-Based Practice in psicologia. Milano: Springer.

· Confalonieri E. M., & Pace U., (2008). Sfaccettature identitarie. Come adolescenti e identità dialogano fra loro. Milano:Unicopli.

· Dalle Grave, R., (2011). Eating disorders: progress and challanges. European Journal of Internal Medicine, 22, 153-160.

· Favaro, A., Caregaro, L., Tenconi, E., Bosello, R., & Santonastaso, P., (2009). Time trends in age at onset of anorexia nervosa and bulimia nervosa. The Journal of Clinical Psychiatry, 70, 1715-1721.

· La Ferlita, V.., Bonadies, M., Solano, L., De Gennaro, L., & Gonini P., (2007). Alessitimia e adolescenza: studio preliminare di validazione della TAS-20 su un campione di 360 adolescenti italiani. Infanzia e Adolescenza, 6 (3), 131-144.

· Maestro, S., Baroncelli, G. I., Ghione, S., & Bertelloni, S., (2013). I disturbi del comportamento alimentare in adolescenza.Adolescentologia, 4 (170), 74-83.

· Maggiolini, A., (2012). Compiti evolutivi, disagio e disturbi degli adolescenti. Cittadini in crescita 1/2012, 11-19.

· Ricca, V., Castellini, G, & Faravelli, C., (2009). Binge eating disorder: caratteristiche psicopatologiche. Aggiornamenti in Psichiatria, 15 (2), 119-146.

· Striegel-Moore, R. H., & Franko, D. L., (2008). Should binge eating disorder be included in the DSM-V? A critical review of the state of the evidence. Annual Review of Clinical Psychology, 4, 305-324.

· Stunkard, A. J., (1959). Eating patterns and obesity. Psychiatric Quarterly, 33, 284-295.

· Vinai, P., (2007). Viaggio nella mente di un abbuffatore. Costrutti cognitivi e modelli interpretativi. In P. Vinai & P. Todisco (a cura di), Quando le emozioni diventano cibo. Psicoterapia cognitiva del binge eating disorder. (pp. 31-45). Milano: Raffaello Cortina.

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